22.2.23

Banalità sul tempo e sulle scarse piogge.
Questo stavo scrivendo. 

Ma la preoccupazione è più viscerale di quanto potrei dire a parole. 

I giorni corrono rapidi e io mi sento un bradipo.

Mi sbloccherò mai? 

21.2.23

ritorni

Eccomi di nuovo qui. Pensavo che sarebbe stato più facile, che sarebbe stato naturale. Invece è passato del tempo e ancora non sono sicura di quello che sto facendo. Ho provato tante volte a tornare a scrivere, ma non ci sono quasi mai riuscita, se non consideriamo i biglietti di auguri o i messaggi sul cellulare.
Oggi è il mio onomastico e dentro sono tornate a ribollire parole che vogliono farsi varco : proverò a lasciarle andare, non so ancora se sempre qui o se anche in dalle lettere della taverna, ma intanto lascio fluire.

E così sia. 

7.2.20

Trasferimenti

Così in un giorno di dicembre, mi hanno spazzato via un pezzo di vita.
Sono entrata a far parte delle cancer bloggers, signore e signori.
La taverna non ha più un attico, l'OrsaLè è in cura.

Se avete voglia, sono qui letteredallataverna.blogspot.com

La taverna resta, perchè arriverà un momento in cui potrò tornarci felice.

Ci si vede di là, se volete.

5.9.19

Quattordici

Quattordicesimo blog - versario.
Tra due giorni sarà il compleanno dell'animabella.

Leggo, quando posso Maigret e posso dire che amo sua moglie.
Ho tagliato i capelli volontariamente e colorati tante volte.
Non porto quasi più scarpe con il tacco - e questo mi dispiace -.

Ho una vita incasinata, disordinata e piena di colore, grazie a un'Orsetta che è sempre più grande.

Una carezza a chi ero, un bacio a chi non sono più.
Oggi ne sentivo il bisogno

27.4.18

Sei

Sei.
E quest'anno mi lascia in bocca un amaro inspiegabile.
Non so.
Passa e resta.


28.12.17

2017 - 2018

Mi hanno regalato un anello pentagramma e ora devo imparare di nuovo come si scrive la musica perché ho smesso di cantare, di suonare, di essere quella che ero. E mi manca un po’ chi ero: testarda, che cantava sempre e soprattutto felice. Mi manca la mia felicità sai? Quella spontanea, sempre presente, quella gioiosa e viva, quella che sgorga e rende felice anche chi mi sta attorno. Mi vedo grigia ultimamente e no, non è soltanto perché sarebbe ora di andare a fare la tinta. Mi vedo grigia perché mi sto lasciando scorrere lungo il fiume: tengo il timone e la rotta, direziono anche la barca (e già è un passo avanti rispetto a qualche anno fa), ma non guardo più il paesaggio o lo guardo di rado. Non vedo fiorire i Calicantus, non osservo stupita la neve sui monti, non mi lascio parlare dal vento che soffia. Per fortuna non ho smesso di lasciarmi parlare dal mare, ma siamo lontani e il dialogo è breve e non riesce a dirmi tutto, a tirarmi fuori tutto.

Non fraintendere, ho tantissime cose e ne sono conscia: una casa, un frigorifero pieno, un conto con qualche spicciolo, un marito e una figlia che mi amano, una bella famiglia alle spalle, un lavoro e un ambiente di lavoro che amo nonostante tutto… insomma ho tantissime cose, molte più di tante persone che conosco e non. E allora? Allora questo senso di irrisolto che mi leggo addosso potrebbe sembrare quasi sciocco o sbagliato o irriverente verso chi sta male o non ha tutto quello che io posso fregiarmi con orgoglio di avere.

Però c’è. E’ lì che bussa allo specchio sotto forma di quelle macchie che compaiono quando lo stress mi mangia. “and If you don’t feel good, what are you doing it for?” Niente, non sto facendo niente per trasformare questa stasi. E questo anello ci voleva proprio, perché quando ho aperto la sua scatola è stata come una epifania che ho dovuto elaborare e con la quale non ho potuto scendere a compromessi.

Non ho rimpianti per questo 2017: ha dato, ha tolto, alla fine è stato un anno come un altro.

Non chiedo nulla a questo 2018: darà e toglierà, come tutti gli altri anni.

Chiedo qualcosa a me stessa però:

Vivi e lasciati vivere
Ama e lasciati amare
Canta, appena riesci
Suona, se puoi
Abbraccia sempre una volta in più di quello che vorresti
Ringrazia, per ogni giorno in più che ti è stato dato


Spero di tenerlo a mente ogni giorno.

8.3.17

08/03/2017 - Lettera a mia figlia

Oggi è la festa della donna, ma per me resta “l’anniversario del primo giorno che mi hanno fatto una fotografia del tuo musino, bimba mia, dentro il mio pancione”.
Per la prima volta da quando ho compiuto 18 anni non uscirò a “festeggiare”, anche se non siamo mai uscite proprio l’8.
Penso a te, bimba mia, donna che sarai: che donna sarai? Che donne ci saranno attorno a te?
Lavoro in una officina meccanica, sono da due anni l’unica donna.
Ma qui se lo dimenticano.
Ma questa cosa del dimenticarsi che sono donna  anche se a volte è davvero pesante, un po’ mi fa sorridere, perché con la perdita dell’identificazione del “genere”  si perdono anche le discriminazioni. E i privilegi. Ma mica si può avere tutto! (o no?)
Discriminazioni che ho provato sulla mia pelle come tutte le donne, a volte generate dalle donne stesse ed è questo che fa più male!
Che donna sarai? Cerca di essere una che non discrimina.
Cerca di attorniarti di anime belle: ci sono, fidati, in mezzo alla massa giudicante! Cercale! Sono tesori preziosi, fari dentro i dubbi del nostro sesso.
Fai tuo il “panta rei” che ti insegno da quando sei nata (al di là del successo del momento): tutto scorre, e tutto si lava via; ogni parola, ogni torto, ogni persona che non sa amarti, lasciali andare non trattenerli.
Anche se fanno male.
Ma l’acqua salata del mare cura le ferite e le purifica.
Ti lascio con le parole di Pasolini  “Ti insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece”.
Splendi sempre, quando c’è il sole e quando c’è la tempesta: sii una donna dal cuore di acciaio e dall’animo buono che si commuove per un fiore che nasce.
Ti voglio bene, la tua mamma
OrsaLè

8 Marzo 2017